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lunedì 28 febbraio 2011

L'OSCURO POTERE DEL NOME

“Ora vi racconto la storia di un amico, si chiamava Felice, Felice Vacca per la precisione, si era trasferito  cercando fortuna a Pamplona e l’aveva trovata. Il 7 Luglio in una soleggiata  domenica di festa  si respirava un gran fermento per le vie della città, ma lui era troppo assorto nella gioia del suo sogno realizzato per badare all’eccitazione collettiva. Anni di sacrifici,  sforzi e umiliazioni, ma finalmente vedeva il suo sogno coronato. Quella mattina aveva allungato la strada del ritorno dalla messa per rimirare l’insegna appena installata. Le lettere gialle dipinte con dovizia  sullo sfondo borgogna  recitavano ‘’ MACELLERIA  di  VACCA FELICE- specialità italiane-” forse il di era un po’ troppo piccolo, ma le cose essenziali erano ben in evidenza. Era soddisfatto..
Due traverse più a sud,  quindici tori imbestialiti recalcitravano tra le staccionate per la tradizionale corsa di San Firmino; ma ad uno soltanto era legato il destino di Felice, all’unico che inspiegabilmente riuscì ad uscire dai ranghi facendosi largo tra la folla.
Rumore, grida, panico … era drogato, correva senza meta seguendo l’ istinto che l’obbligava alla fuga , terrorizzato  dal  rumore dei suoi zoccoli sull’asfalto, il fiato corto, gli occhi sbarrati iniettati di sangue, non poteva sapere che dietro l’ennesimo angolo della sua corsa le sue corna avrebbero incrociato la coscia di quel uomo Felice di nome e di fatto..
Un dolore lancinante investì Felice, si ritrovò sbalzato a terra senza capire ciò che era successo, l’ultima cosa che vide prima di perdere i sensi , quell’enorme insegna che gli oscurava il cielo mentre se ne stava supino sul marciapiede. ‘’MACELLERIA  di  VACCA FELICE”
I soccorsi, il ricovero, le complicazioni, il trasferimento in Italia, dieci giorni di tribolazioni, poi il Dott.  Angelo Della Morte pose la sua firma sul decesso del povero Felice Vacca.
Non c’è che dire fu un gran bel funerale, l’impresa funebre Mezzasalma aveva curato tutto nei dettagli, ora di Felice non ci resta che il triste ricordo della sua morte, ma mi piace immaginare che se avesse deciso di trasferirsi in Svizzera ad allevare vacche viola  anziché andare in Spagna  ad aprire una macelleria, le cose sarebbero andate diversamente …. “
Ho un debole per i dettagli, le combinazioni perfette ed i significati nascosti, quindi scegliere il nome di un protagonista diventa un momento fondamentale che nel mio immaginario traccerà il suo destino di gloria o insuccesso.
"Nominare" le cose non è un semplice esercizio di fantasia, ma un momento fondamentale della creazione del mondo. La locuzione latina Nomen omen si traduce con "il nome è un presagio" o meglio "il destino nel nome"  Si dice che ad ogni nome corrispondano determinate vibrazioni cosmiche che influenzeranno il nostro carattere e la nostra vita.
Ed infatti mi viene spontaneo associare tratti di personalità a personaggi noti, ad esempio Beppe Grillo non lo associate a qualche forma di coscienza? Vittorio Sgarbi ad accesi toni di comunicazione che poco si addicono al garbo? Pasquale Laricchia ..beh qui il significato dev’essere più oscuro, però tant’è vero che da uno  che si chiama così non mi aspetto nulla d’intelligente..
In recenti studi americani  qualcuno ha anche scientificamente cercato di provare  che ciascun nome avrebbe un maggior o minor potere seduttivo nei confronti dell’altro sesso, quindi chiamarsi Giulia  o Alberta farà la differenza su quanti partner potremmo avere. Fortunatamente siamo In Italia e Ugo dovrà scoprire da solo che  deve puntare su altri lati del tuo sex appeal ….

5 commenti:

  1. Ho letto il tuo particolare racconto e mi va di raccontarti una vicenda legata ai nomi. Quando cominciai ad insegnare (35 anni fa) in una classe c'era una ragazza che faceva di cognome La Morte, bella bruna con i capelli di un nero corvino e degli occhi nerissimi. Soleva portare anche un cappello nero e quando facevo l'appello si anzava e tuonava il suo "Presente" che metteva i brividi. Dopo qualche giorno provai a saltare il suo nome e lei subito mi riprese: "Prof. non mi chiama?", e io "Ho visto che eri presente", e lei "sì, ma mi deve chiamace come tutti gli altri. Oppure lei?" e io "no, no, per carità, ti chiamo, ti chiamo.".
    Continuai a fare l'appello per il resto dell'anno e lei sempre continuò a rispondere in modo forte e chiaro: "Presente".
    ciao

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  2. Ciao Francesco..bello il racconto di Silvia vero?? ma adesso mi hai fatto venire la curiosità...come andava a scuola?? non avrai mica avuto il coraggio di bocciare La Morte!?!?

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  3. Ciao Francesco,
    grazie del tuo intervento, la mia storia è ovviamente frutto di fantasia, ma la tua proprio perchè vera è ancora più simpatica e mi ha fatto sinceramnte sorridere..... ma un applauso alla ragazza, portare un cognome tanto importante non dev'essere facile e lei sembra averlo fatto decisamente con stile ;)

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  4. a Marco e Silvia
    sono passati trenta anni, è stato nel mio secondo anno di insegnamento. Era una classe di ragazze tutte molto brave dell'istituto per il turismo di Milano Varalli. Sicuramente è stata promossa. Chissà quali avventure avrà avuto nel mondo del lavoro, mondo più crudele della scuola.

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  5. Ciau Silvia.. Mi sono abbattuta nel tuo blog. Devo dire che è molto diverso dagli altri. Molto più personale. Rispecchia sicuramente il tuo modo di essere. Ti aggiungo tra quelli che seguo, anche io scrivo racconti.
    Per Francesco: Anche se non ti conosco voglio dirti. Sikuramente avrà avuto molte difficoltà ma avrà trovato il modo di cavarsela ugualmente con quella voce forte che si ritrovava..

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