Licenza Creative Commons

giovedì 27 gennaio 2011

LA FELICITA’ RENDE SCHIAVI

Sono le cinque, un vecchio clochard mi si avvicina:
-          “Bambina che ci fai ancora qui?”
-          “Aspetto il mio treno …”
-          “Ne  sono passati parecchi da quando sei arrivata.”
-          “Si ma il mio ancora no”
-          “il tuo dov’è diretto?”
-          “Alla felicità”
Il vecchio sibila un asmatico fischio che ha la pretesa d’essere considerato una risata , la puzza d’alcool che esala  mi investe e  mi disgusta.
-          “ Che vuoi capire tu?! Sei fatto di vodka!”
-          “Lo so, ma io ne sono consapevole, tu sei  fatta e non lo sai..”
-          “ Che dici vecchio?”
-          “La tua  felicità rende schiavi al pari della mia bottiglia, lei ti fa star bene, ma ha gli stessi effetti di una  droga e assuefatta dal suo sapore ne vuoi sempre di migliore, di più, di più forte. La  dipendenza da felicità è irrefrenabile , l’attrazione per quella sensazione di leggera euforia ti ha  conquistata , ormai non puoi più farne a meno.”
Vorrei concentrarmi su ciò che dice, ma mi sorprendo invece a spiare la marca della vodka che beve … la sua bottiglia è ancora nuova ed io c’avrei quasi sete.  Invece lui , ignorando quella regola della buona educazione che vorrebbe me ne offrisse un po’, continua:
-          “ I bambini raccolgono felicità a piene mani in ogni cosa:  un salto e toccano il cielo, un pallone che rotola nell’asfalto e sono invincibili,  due ruote senza motore li rende padroni del mondo.
La felicità è subdola. Ti rende schiava a poco a poco. Le cose o le azioni che ti rendono felice  ti imprigionano  e  senza una vera e propria consapevolezza, le ripeti per trarne piacere, le ami, le usi,  le consumi fin che un giorno non ti accorgi di portartene appresso soltanto lo scheletro,  in una parola: le hai divorate!  È questo il momento in cui cerchi di sbarazzarti  di questi scheletri diventati abitudine e dannatamente ti rimetti alla ricerca di quel nuovo che plachi la tua insaziabile fame di felicità.
Immaginando d’essere padrone  di te stesso, passi una vita a cercare la felicità per possederla  e  invece sei schiavo di una dipendenza che ti obbliga a cercarla.”
Il mio sguardo sta sbavando sul collo della sua bottiglia e lui dev ’ essersene accorto, perché si allontana dicendo:
-          “Non penserai che offra da bere ad un tossica strafatta di felicità come te? Tsè con tutte le malattie che girano.."



sabato 22 gennaio 2011

Tutti vogliono essere d'Artagnan


Immaginate una grossa biblioteca dove esistono tutti i libri scritti fino ad oggi. Ma proprio tutti. Immaginate che si possa entrare in ogni libro. Si puo entrare ne "I Tre Moschettieri" e combattere al fianco di d'Artagnan, in "Moby Dick", "Guerra e Pace" fate voi....ok, avrei esempi da portartvi anche con la letteratura erotica ma di questo ne discutiamo un'altra volta.

Poi, in un sotterraneo della gigantesca biblioteca, c'è un altro reparto ed è molto grande anch'esso. 
E' il piano dei racconti mai pubblicati, dei personaggi che non hanno mai avuto luce, alcuni spunti, racconti iniziati e mai finiti, moltissime pagine e forse interi libri abbandonati dai propri autori. 
Incontro spesso questi personaggi qui a Colaneve. Incontro gli INCOMPLETI.
Molti ormai rassegnati mi guardano delusi e scuotono la testa. Persi.
Altri invece non nascondo la loro curiosità, la loro speranza e la loro determinazione. Ci credono
Altri velatamente tentano di riciclarsi e mi chiedono se per caso "lassù" serve un personaggio che sappia fare il detective, il cameriere, l'autista, il maggiordomo...oppure qualcuno che si accontenterebbe di fare la vittima di un libro giallo che muore dopo una ventina di pagine pur di elevarsi allo stato di "personaggio pubblicato".Opportunisti

A pochi piace vivere nell'anonimato. A pochissimi piace vivere grazie alle proprie capacità. Vogliono essere tutti D'Artagnan.

Seduto su una panchina dei Giardini incontro queste persone. Mi lascio trasportare dalla loro voglia di raccontarsi, mi lascio convolgere dalle loro storie. A volte le vedo. A volte vorrei scappare. A volte le invidio.

Aspetto sempre che arrivi sera per tornare a casa e mettermi a scrivere finalmente il mio libro. Ma il giorno sembra non finire mai e io ogni volta che inizia una storia ne rimango rapito.

Mi perdo, ci credo o aspetto solo un'occasione buona?

giovedì 20 gennaio 2011

L'INIZIO

A me Penelope fa un baffo ….. attendo da una vita su questo marciapiede che passi il mio treno, tanto che mi viene quasi spontaneo chiedermi
- ‘Cazzo; avrò mica sbagliato binario?!’
È singolare che nei giardini di Colaneve si trovi una stazione dei treni, ma d’altra parte questo posto è davvero straordinario, qui nulla è impossibile, come nei sogni.
Era cominciato tutto nel migliore dei modi, strada luminosa, tutta in discesa, camminavo leggera, quasi rotolavo caricata a molla dall’entusiasmo.
Mi danno le indicazioni necessarie su come ci si comporta, faccio il biglietto e mi dicono:
- “Quando passa il tuo devi saltare!”
e da li dovevo capire che ti si dice sempre tutto, ma proprio tutto, tranne l’essenziale; tant’è che io sono ancora qui a chiedermi : ‘Qual è il mio treno?’
Insomma sto qui, sulla banchina dei binari, questo posto di passaggio è diventato casa mia..di treni ne sono passati parecchi ho visto gente saltare, qualche volta ho saltato anch’io, mi sono fatta un giro che non ha portato da nessuna parte e sono ridiscesa qui...
Dovrei dire che dall’inizio niente è cambiato, invece non è così.
E’ cambiata la luce del giorno,
è cambiato l’entusiasmo,
è cambiata la consapevolezza,
ma non è cambiata la speranza di saltare sul treno giusto.
Nel frattempo per eludere la noia dell’attesa, mi faccio raccontare storie dalla gente che incontro, prima che salti sul suo treno … catturo un' emozione, rubo un pensiero, dipingo un' immagine, scatto una fotografia.

Due porte


Sogni e realtà.
Argomento di amletica memoria.
Non è importante stabilire che cosa fa parte e cosa non. Ognuno di noi lo sa per se.
Nessuno lo sa per gli altri.
Un luogo comune insegna che sottile è il confine che separa il sognatore dal romantico illuso fancazzista e il realista dal noioso cinico bastardo.
Come ogni cosa non è mai salutare abusarne, identificarne l'equilibro è tanto soggettivo quanto essenziale.
Questo Blog mi permette di attraversare queste due porte.
Scelgo in base a quello che mi sento di scrivere e non è male avere una scelta.
Scelgo in base alla guida del mio stato d'animo. 
Scrivo quello che la mia fantasia mi permette di creare. 
Scrivo quello che vedo, tocco e che voglio condividere.
Io sono tutte e due, entro più spesso in una porta rispetto ad un'altra. 
Quando esco, indipendentemente dalla porta, capisco che ci sono cose importanti da realizzare
 
Perchè questo Blog di chiama “ I Giardini di Colaneve”??
Prima di tutto perchè è un titolo che mi piace. 
ma principalmente perchè “I giardini di Colaneve” è una semplice storia..
Silvia la conosce ed è corruttibile.
Siamo davanti a due grosse porte e si tende vistosamente da una parte.
Sogni per sognatori contro realtà per realisti.
Visioni contro immagini concrete.
Questo è quello che troverete qui. (forse)
Nella nostra immensa bontà di sovrani supremi dei Giardini di Colaneve non abbiamo più nulla da spiegare ma tanto da scrivere.