Ciò che scintilla nei miei occhi è ammirazione per il suo coraggio.
Ventotto anni appena compiuti, occhi profondi come raramente gli occhi azzurri sanno essere, barba incolta di una settimana , il fascino di chi posa nei movimenti il fare da uomo vissuto, una laurea in economia, un lavoro manageriale conquistato (per meriti) nel settore dell’alimentazione biologica.
Bryan sorseggiava Merlot comodamente seduto sulla panca rosso cremisi di uno yacht , mentre un calice imperlava di riflessi rubino il tavolo ligneo, il suo viso era abbronzato, lo sguardo rivolto al tramonto che si tingeva di rosso, profumi d’arancio nell’aria. Cullati dal dolce ondeggiare. Accarezzati dalla mite brezza marina nell’innaturale quiete del molo. Lo sciabordio delle onde, lo stridio dei gabbiani s’inserivano come perfetto accompagnamento musicale dei nostri filosofeggianti discorsi divinati dal merlot.
Una vera e propria scena da Harmony collection, invece no.
Io non ero la sua amante, semplicemente ero l’assicuratrice del suo yacht; eppure quella sera si conversava come vecchi amici, non senza presunzione, sui problemi del mondo: La distruzione ambientale, le guerre per le risorse, gli allevamenti intensivi e come l’uomo decidesse attivamente a quale di queste dedicare la sua vita.
Bryan sbottò: ‘La questione è, che si guarda ai problemi del mondo come un medico occidentale guarda i sintomi di un paziente, egli si dedica esclusivamente ad eliminare quest’ultimi e non ne considera la causa originaria, quando acquistiamo dei beni, non ci rendiamo più conto, che ciò che comperiamo ha delle ripercussioni sulle persone, sugli animali e sull’ambiente…’
Esponeva animatamente come la distanza che si è creata, tra chi consuma ed il bene consumato, si è allargata a dismisura, fino a rendere ignari i consumatori dei livelli di sofferenza e distruzione incarnati nelle cose che comperano.
Concludendo con: ‘lo strumento che ha permesso questa separazione è il denaro!’ e si concesse un lungo sorso del corposo vino rosso.
‘Se coltivassimo il nostro cibo non avremmo un terzo di rifiuti. Se ci costruissimo i nostri arredi non vorremmo buttarli per cambiare arredamento. Se dovessimo pulirci l’ acqua che beviamo, non ci sogneremmo di buttarci dentro merda.’
Aveva profondamente ragione, ma non vedevo soluzione al problema in una società in cui il denaro era ormai il pilastro di qualsiasi legame, provavo un senso d’impotenza nei confronti del suicidio annunciato di un intera civiltà.
Solo pochi giorni prima Bryan aveva visto un video di Gandhi ed era stato profondamente colpito dalla frase‘Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo ’ ; quella sera la nostra conversazione finì, non ebbi più occasione d’incontrarlo nuovamente, ma si venne presto a sapere che quella frase fu determinante nella sua vita, perché in quello stesso anno egli decise di affrontare una sfida che ancora oggi continua con successo: vivere senza denaro.
Questo è un racconto ispirato ad una storia vera, il vero nome di Bryan è Mark Boyle. Nel 2009 Mark Boyle ha venduto tutto ciò che possedeva e dopo alcuni acquisti preparatori (tra cui un pannello solare e stufa a legna), ha iniziato il suo primo anno di vita senza denaro.
Boyle ha ricevuto notevole pubblicità positiva e negativa per il suo stile di vita senza denaro, che appare sui media televisivi, radio e altri nel Regno Unito, Irlanda, Australia, Sud Africa, USA e Russia. Gran parte dell'attenzione si è concentrata sul suo giorno per giorno di routine, compreso il cibo, l'igiene, e gli aspetti tradizionalmente costoso della vita, come il Natale.
Boyle ha fondato la Freeconomy community che ha attualmente 25.000 membri. in più di 150 Paesi.
Fonti : http://en.wikipedia.org/